Il viaggio non finisce mai. [...]
Bisogna vedere ciò che non si è
visto,
vedere di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si
è visto in estate,
vedere di giorno quel che si è visto di notte,
con il sole
dove la prima volta pioveva,
vedere le messi verdi, il frutto maturo,
la pietra
che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già
dati,
per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
J. Saramago in Viaggio in Portogallo
Il caro Saramago la sapeva lunga.
Tornare sui propri passi per
scoprire luoghi non guardati.
Questo è il significato che ho
dato a questo estratto.
Mia personalissima interpretazione legata ad un piacere
che mi dedico appena ho un po’ di tempo libero e necessità di stare in pace con me
stessa: passeggiare per le vie della
splendida città in cui vivo ormai da quasi dieci anni per scrutarne e
scoprirne le piccole e grandi bellezze che sfuggono ad un occhio frenetico.
Proprio ieri passeggiavo tra
Castel Sant’Angelo e piazza Navona osservando case e profumi, ascoltando sensazioni e situazioni della vita e intraprendendo percorsi differenti, esplorando strade mai battute e colori inediti e ficcando il naso nei cortili interni dei
palazzi che spesso e volentirei racchiudono meraviglie nascoste.
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Palazzo Taverna |
Questo cortile
interno ha attirato la mia attenzione percorrendo via di Monte Giordano per poi
continuare in direzione Piazza Navona.
"è una piccola altura posta nel centro di Roma nel
rione Ponte, nei
pressi di Ponte Sant'Angelo,
formatasi probabilmente per l'accumulo di detriti provenienti dal non lontano
antico scalo fluviale di Tor di Nona. È
situata lungo la via omonima, prolungamento della via di Panìco, e
prospiciente la via dei Coronari".
Scopro che la fontana del pittoresco cortile è del 1615 costruita da un certo A.
Casoni.
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Chiesa di Sant'Agnese in Agone |
Continuando la mia passeggiata,
arrivo in Piazza Navona e decido di entrare per la prima volta nella Chiesa
di Sant’Agnese in Agone, chiesa situata proprio di fronte la fontana del
Bernini - Fontana dei Quattro Fiumi* - dalla
quale due delle quattro statue, quella che rappresenta il Rio della Plata e
quella che rappresenta il Nilo – sembrano proteggersi con le mani, come per
ripararsi dall’imminente crollo della chiesa. In realtà questa pare essere un’interpretazione
popolare della grande rivalità tra i due maggiori artisti barocchi italiani,
Bernini e Borromini, questo perchè
la chiesa di Sant’Agnese in Agone è stata progettata da Borromini; la credenza
popolare però non coincide con i fatti, in quanto la fontana fu realizzata
prima della chiesa, tra il 1648 e il 1651, mentre Borromini sopraggiunse nel
cantiere di Sant'Agnese intorno al 1653. Infatti la statua rappresentante il
fiume Nilo si copre il volto perché a quell'epoca non se ne conoscevano le
sorgenti.
L’interno della chiesa appare molto più piccolo
rispetto a quanto lo avevo immaginato dall’esterno.
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Pianta a croce greca |
La chiesa ha una pianta a croce greca, i quattro corti bracci della navata,
dell'abside e dei transetti, riccamente decorati con stucchi dorati nelle volte
si incontrano nell'ottagono centrale, in cui si trovano quattro altari dedicati
a Sant'Alessio (1° a destra), Santa Ermenziana (2° a destra), Sant'Eustachio
(1° a sinistra) e Santa Cecilia (2° a sinistra), con pale marmoree e statue
rispettivamente di Francesco Rossi, Leonardo Reti, Melchiorre Cafà e Antonio
Raggi. I transetti sono dedicati a Sant'Agnese (a destra, con una statua di
Ercole Ferrata), e a San Sebastiano (a sinistra, con una statua di Pier Paolo
Campi). I pennacchi della cupola, dipinti fra il 1667 e il 1671 da Giovan
Battista Gaulli detto il Baciccia, raffigurano le Quattro virtù cardinali, mentre l'affresco della cupola è di Ciro Ferri e di Sebastiano Corbellini, che lo portò a termine (Wikipedia).
Rimango incantata a osservare l’ambiente, con il naso
all’insù percependo la straordinaria profondità dell’affresco che adorna l’interno
della cupola.
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Gloria del Paradiso |
Continuando la mia passeggiata, arrivo nei pressi della Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza che si trova in corso Rinascimento, proprio di fronte la fermata dell'autobus. Questa chiesa, oggi Archivio di Stato, fu realizzata tra il 1642 e il 1660 da Borromini sulla base del progetto esistente di cortile e biblioteca. (Wikipedia).
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Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza |
L'emozione che ho provato varcando il portone aperto è stata di sorpresa e pace, come varcare la soglia di un giardino segreto dove i rumori del traffico e le folle in movimento rimangono dietro le spalle.
Silenzio, solo il rumore dei miei passi fino al centro del cortile.
*Le statue in marmo bianco che compongono la fontana hanno una dimensione maggiore di quella reale. I nudi rappresentano le allegorie dei quattro principali fiumi della Terra, uno per ciascuno dei continenti allora conosciuti, che nell'opera sono rappresentati come dei giganti in marmo che siedono appoggiati sullo scoglio centrale in travertino: il Nilo, il Gange , il Danubio e il Rio della Plata.
Il Bernini nella progettazione della fontana volle conoscere e tener
presente il significato della simbologia contenuta nell'obelisco egizio
collocato al suo centro. Per decifrare le iscrizioni presenti sulle
quattro facce si avvalse della collaborazione di Athanasius Kircher, un gesuita, colto umanista, operante in quegli anni a Roma; questi indubbiamente influenzò lo scultore con le sue teorie di stampo neoplatonico e i suoi riferimenti dotti alla sapienza egizia e caldea, alla cabala ebraica, e a molti altri ambiti culturali collegati tra loro dalla comune origine gnostico-sapienziale:
ritroviamo tutti questi elementi presenti in forma simbolica nella
fontana, che viene così a costituire quasi una prosecuzione delle
simbologie presenti sulla stele. Kircher, come altri umanisti prima di
lui, credeva in una continuità sapienziale di una linea proveniente
dall'antico Egitto
e dalla tradizione mosaica, passante per la cultura greco-persiana per
approdare infine al cristianesimo delle origini. Nella fontana si
possono riscontrare quattro nuclei tematici principali:
La tetrade (numeri consecutivi dall'1 al 4 sommati), simbolo numerico di matrice platonica e pitagorico- neoplatonica, di decifrazione complessa, è legato alla perfezione della creazione divina; è rappresentato dalla forma piramidale della stele, la piramide essendo una delle rappresentazioni della tetrade.
La polarità dicotomica. Forma speculativa di origine gnostica e manichea,
viene svolta nella fontana sotto forma di coppie di opposti, rimandanti
alla coppia originaria bene/male. Le due coppie più evidenti sono:
Luce/Buio: principale nucleo di senso dell'opera, è legato alla
stessa forma dell'obelisco, rimandante a un raggio di luce, collocato in
modo contrapposto alle tenebre rappresentate dalla caverna sotto la
stele. Questa linea di pensiero proviene in particolare dall'emanazionismo di Plotino e da Cusano.
Piena/Secca: dialettica presente nella tradizione mosaica (episodio biblico delle vacche magre e delle vacche grasse) ed egiziana. Il leone della fontana che lambisce l'acqua con la lingua, modellato sulle statue di Moptha, il dio leone, presenti nei templi egizi con la funzione di "nilometro", simboleggia l'alternanza abbondanza/carestia dovuta alla ciclicità delle piene del Nilo.
La carestia, la distruzione, è rappresentata dall'ippopotamo,
sostituito nella fontana, con uno stratagemma linguistico, dal cavallo
(ippopotamo=cavallo di fiume), simbolo di Tifone, il vento arido che distrugge i raccolti.
L'uovo di Zoroastro. Schema cosmologico di forma ellissoidale, rappresentante l'azione nella cosmogonia
dei principi opposti di luce e ombra. La pianta della fontana ricalca
la morfologia dell'uovo: da questa riprende l'andamento ellissoidale e
la collocazione del sole/obelisco, al centro. All'uovo di Zoroastro
riportano inoltre le altre numerose simbologie riconducibili alla
dicotomia luce/ombra.
La colomba. Allo stesso tempo simbolo dello Spirito Santo e stemma del pontefice Innocenzo X Pamphilij,
che aveva commissionato la fontana, vuole sottolineare come il culmine
della sapienza racchiusa nella simbologia della fontana, proveniente
dall'Egitto ermetico e dalla Persia zoroastriana, è la rivelazione
cristiana, posta in sostanziale continuità con quelle antiche forme di
gnosi. (Wikipedia)
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